Cos'è
Una volta chiesi (a chi ne sapeva più di me) come mai con la notte arrivassero pensieri che di giorno non avevo, mi venne risposto che la notte porta il silenzio degli stimoli esterni e rimaniamo solo con quelli interni, ci ascoltiamo insomma. Siamo sentinelle di noi stessi e con l’orecchio teso ascoltiamo ogni rumore, ogni scricchiolio.
La notte è domandarsi. Francesco Guccini della sua canzone dice
“C’è sempre stata, pudica, sottile, nelle mie canzoni, una domanda sull’infinito, sul senso ultimo delle cose. Ma da agnostico, da vago panteista e spiritualista quale sono, da uomo che non crede nell’esistenza dell’anima ma forse coglie un fondo di infinitezza, di immortalità nel nostro destino, mi fermo alla domanda, all’interrogativo. L’importante è, però, che questa domanda non cessi mai, perché è uno dei sintomi preziosi della nostra vitalità come uomini”.
La notte è assenza. Stanotte è una parola palindroma del tempo (è questa e la prossima?) Alberto Angela muta l’assenza in opportunità e vaga nei luoghi della cultura indisturbato
La notte è buio. E Tahar Ben Jelloun ci racconta un buio durato 18 anni, un buio vero, assoluto, una notte lunghissima dove per sopravvivere occorre inventarsi un modo: Salim per farlo racconta storie. Raccontare storie può salvarci (dalle prigionie, dalle quarantene, fate voi). E’ una storia vera, incredibile e vera.
Prof.ssa Lecce