Cos'è
La “Giornata della Terra” festeggia nel 2020 il suo cinquantesimo compleanno ma quest’anno è stato celebrato un altro anniversario importante: il trentesimo dalla pubblicazione di una foto assai particolare ribattezzata The pale blue dot letteralmente “il punto blu pallido”, pubblicata il 14 febbraio 1990 e restaurata in questa occasione dalla NASA.
Credits: NASA/JPL-Caltech
La foto mostra la Terra ripresa dalla sonda Voyager1 che viaggiava ormai ad oltre l’orbita di Nettuno, a poco meno di 6 miliardi di km di distanza. È di Carl Sagan, indimenticabile figura di astronomo (e non solo) e componente del team di ricercatori che fecero l’impresa, un commento profondo e poetico alla foto: “Guarda di nuovo quel punto. È qui. È casa. Siamo noi.”
Ecco, la Giornata della Terra può girare intorno a questa foto: su quel puntino illuminato da uno straordinario raggio di sole, ci siamo noi, con i mari e le foreste che in questi giorni sogniamo, con le montagne e gli animali, quelli che impariamo a riconoscere sui libri cartonati di quando siamo bambini e quelli che in questi giorni si affacciano spavaldi e tra le barche ormeggiate nei porti e nelle vie di molte città. Chissà, magari pensano che abbiamo dichiarato unilateralmente la pace nei loro confronti, pace alle acque che tornano limpide, pace all’aria che torna trasparente.
Mi piacerebbe che nella giornata della Terra il nostro pensiero avesse per una volta l’angolatura giusta: la conservazione degli equilibri sempre più precari del nostro pianeta e l’uso sostenibile delle sue risorse non sono il desiderio stravagante di alcune inguaribili anime belle ma necessità inderogabili per la nostra stessa specie. Le nostre attività non minacciano la vita sulla Terra: la vita come la conosciamo è iniziata circa tre miliardi e mezzo di anni or sono ed ha fatto tranquillamente a meno della nostra specie comparsa intorno a duecentocinquantamila anni fa. Tempo qualche migliaio di anni e, risanate le ferite, riprenderebbe tranquilla il suo corso che ha la prospettiva dei tempi geologici. Le nostre attività minacciano noi stessi e riflettere sulle vicende dell’attuale pandemia può aiutarci a capire tutta la nostra fragilità.
Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace 2006 e inventore del microcredito, in un recente articolo comparso in Italia su “La Repubblica” dando voce ad un pensiero diffuso, si chiede: “…terminata l’emergenza coronavirus riportiamo il mondo nella situazione nella quale si trovava prima del coronavirus o lo ridisegniamo daccapo?”, e poi di seguito: “Prima di farla ripartire, dobbiamo decidere che tipo di economia vogliamo…. Non dobbiamo dimenticare mai, neppure per un istante, che l’economia è uno strumento creato da noi uomini.”
Ed ecco che le due parole sorelle (la radice greca di entrambe è oikos, la casa): ecologia (lo studio delle interazioni tra le componenti dell’ambiente) ed economia (lo studio dell’utilizzo delle risorse) si incrociano. A partire da questa giornata della Terra, occorre immaginare quali scelte di utilizzo possano garantire l’equo godimento delle risorse mantenendo gli ecosistemi al riparo da uno sfruttamento distruttivo.
E nessuno potrà chiamarsi fuori da questa partita.
Prof. Stefano De Felici
Segnaliamo la maratona di National Geographic COSA CI DICE LA TERRA
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