Cos'è
Cosa c’entra la bellezza con il momento drammatico che stiamo vivendo?
Vogliamo forse distrarci, con un argomento “frivolo”, dall’angoscia della sospensione che rischia di impossessarsi di noi?
Vogliamo forse baloccarci con un concetto tanto sfuggente da essere per sé indefinibile?
Se pensiamo la Bellezza in termini meramente estetici, infatti , sappiamo che ogni epoca ha avuto uno o più d’un canone di bellezza contemporaneamente. Anche solo a pensare all’Afrodite di Milo, per esempio, ci rendiamo conto che non corrisponde affatto ai modelli odierni. E ancora: c’entra qualcosa la Bellezza con l’Insegnamento?
Vediamo: forse se potessimo insegnare la Bellezza saremmo già più vicini al salvarci, o almeno al sollevarci. In queste minime riflessioni sulla bellezza partiamo da una frase tanto citata quanto enigmatica: La bellezza salverà il mondo. E’ una riflessione che si trova ne “L’Idiota” di F. Dostoevskij . Per cercare di penetrarne il senso abissalmente profondo, dovremmo intendere di quale bellezza egli intendesse parlare. L’autore stesso, in una lettera a Majkov del 12 giugno 1868, si dichiara tormentato dall’idea di scrivere un romanzo in cui “raffigurare un uomo totalmente bello. Niente, secondo me, può essere più difficile di questo, al giorno d’oggi soprattutto.” Torna sull’argomento in una lettera del 13 Gennaio 1868, indirizzata alla nipote Sonja A. Ivanovna : “Tutti gli scrittori, non soltanto i nostri, ma anche tutti quelli europei che hanno pensato di raffigurare un uomo positivamente bello, si sono dati per vinti. Perché si tratta di un compito sconfinato. Il bello è l’ideale, e l’ideale, sia quello nostro che quello della civilizzata Europa è ancora lungi dall’essere elaborato. Al mondo c’è una sola persona positivamente bella : Cristo(…) Tra le persone belle della letteratura cristiana, la più compiuta è Don Chisciotte” conclude. Per rappresentare quest’ideale impossibile darà vita a “L’Idiota”.
Idiota etimologicamente significa “particolare”, ”Straniero”, “diverso dagli altri” . Ad accomunare le tre figure così apparentemente distanti tra loro alle quali l’Autore pensa: Cristo,” l’Idiota” Miskin e Don Chisciotte, è dunque la loro diversità dagli altri in quanto ricercatori della medesima utopia: la pace. Pace che è sostanzialmente armonia con il mondo, ed in questo senso va interpretata la frase :” il mondo lo salverà la bellezza”. Mir, la prima parola della frase, indica infatti ugualmente mondo e pace e designa altresì il villaggio contadino che vive secondo i cicli imposti dalle stagioni . La pace consiste quindi nell’equilibrio dell’uomo con la natura, nella giustezza del suo rapporto con il creato ( Questo concetto era ben presente in Dostoevskij, profondo conoscitore di quella spiritualità slava che permea i testi ascetici e mistici della Filocalia -amore per la bellezza- ortodossa).
Il profondo agognare alla bellezza come armonia dell’uomo col mondo è del resto testimoniato dalle innumerevoli allegorizzazioni dell’armonia che reperiamo sin dalle culture antiche: dall’idea greca di bellezza-bontà, che è luce, proporzione, giusta misura ( il concetto di Kalokagathia) alla Genesi ove l’uomo ci viene presentato, felice creatura tra le altre, nel giardino delle Delizie -Gan Eden- ai testi esoterici della mistica ebraica: lo Zohar (Il libro dello splendore), nel quale sorge l’albero della vita da cui, attraverso le sefirot, promana la potenza divina nel mondo. Anche qui appare la bellezza come armonia, la sua collocazione stessa allude a quest’idea di luminoso equilibrio. (Forse per questo il testo riscosse tanto interesse anche tra gli intellettuali cristiani del Rinascimento) Bellezza (Tif’eret) che simboleggia La luce, lo Splendore (erede in ciò di antichissime funzioni connesse all’astro solare) si trova infatti, nell’Albero della Vita, tra la Giustizia (giudizio rigoroso, potenza) e Benevolenza; i due termini giustapposti si compongono e trovano il loro equilibrio nella Bellezza-misericordia, collocata quale termine medio al centro dei due rami che si dipartono opposti dal tronco.
Dunque Bellezza fondamentalmente intesa come pace-armonia dell’uomo col mondo, ci porta oggi più che mai, a riflettere sulle cause e sulle visibili conseguenze della frattura- disarmonia tra l’umanità e la natura del mondo.
Ora che il mondo circostante sembra essersi trasformato in un incubo minaccioso, percorso da un nemico invisibile che serpeggia ovunque e che sembra aver bloccato la nostra marcia trionfale verso uno “sviluppo” illimitato (forse impossibile in un mondo limitato?) ora, in questa momentanea sospensione, ci è offerta l’occasione di fermarci un momento a pensare. Quando e perché siamo stati cacciati dal giardino dell’Eden, o quando ABBIAMO DECISO di espellercene? Forse da quando abbiamo umiliato la bellezza-armonia con le nostre insostenibili attività predatorie. Predazioni che il modello occidentale ha imposto all’intero globo, adescandolo con il volto fascinoso del trionfo della nostra potenza; o forse solo di una tanto miserevole quanto pericolosa arroganza. Viviamo infatti in un mondo “liquido” e distorto in una società ridotta a meccanismo tecnico, in cui sembrano essersi avverate le distopie orwelliane o huxleiane, in cui – per dirla con M. Heidegger- l’unico pensiero rimasto sembra essere “il pensiero calcolante”. Che forse non ha fatto bene i suoi “calcoli”? Forse la legge immanente della Natura non prevede tanta disarmonia e ci impone una pausa: per pensare.
Anche noi, come Docenti, dobbiamo ripensare, ripensare a cosa insegnare e non solamente al come insegnare. Forse la cosa migliore è sempre quella, antichissima, di insegnare a pensare ma, soprattutto oggi, in maniera “divergente”. Solo il pensiero divergente potrà essere infatti in grado di modificare il modello di mondo già dato, a progettarne uno nuovo, non ad acquisire semplicemente e a seguire il solco già tracciato.
Insegnare cioè l’Utopia della Bellezza che forse non salverà il mondo, come non l’hanno salvato né Miskin, né Cristo, né Don Chisciotte, i quali però ne hanno sconvolto il piatto vivere, costringendolo a guardarsi da altre angolazioni a ripensarsi, a criticarsi. L’Utopia -a seconda del significato che si voglia dare al termine: luogo bello o luogo che non c’è- è il luogo della Bellezza che forse non si raggiungerà mai, ma a cui si deve tendere o non si farà mai un passo avanti. Insegniamo a sperare nella rigenerazione della Bellezza nel mondo, ad agire per ottenere una nuova armonia in cui la Bellezza e l’Umanità, la Cultura e la Natura non vengano più umiliate o distrutte in nome del profitto.
Prof.ssa Alessandra Orlando