Cos'è
Cosa sono le fake news?
Le fake news sono notizie volutamente false diffuse con l’intento di manipolare l’opinione pubblica e di suscitare emozioni, paure e insicurezze. Essendo sbalorditive e avvincenti, talvolta si propagano in un batter d’occhio sui media sociali. A differenza delle fake news, le bufale sono sempre inventate di sana pianta, si diffondono soprattutto su Facebook, Twitter o tramite servizi di messaggistica istantanea quale WhatsApp. Vi rientrano inoltre i pesci d’aprile, le burle e le catene di Sant’Antonio. Ne è un esempio il presunto «gioco» di rete sociale «Blue Whale», in cui alla fine i giocatori sarebbero esortati al suicidio. I media hanno associato il gioco, che non esiste, a suicidi realmente commessi da minori.
Chi crea le fake news e per quali ragioni?
C’è chi, semplicemente, ha capito che si tratta di un modo tutto sommato facile di fare quattro soldi, grazie alle inserzioni pubblicitarie su siti e pagine social. Il meccanismo è sempre lo stesso: più like e click attiri, più sarai appetibile per gli inserzionisti. Ed è così che parte la gara alla notizia più sconvolgente, alla foto che scatena più indignazione e condivisioni. Perché questo, in fondo, è il meccanismo su cui fa leva il fenomeno delle fake news: colpirci al basso ventre, farci arrabbiare, giocare sulle nostre emozioni più viscerali. In questo modo, gli “scudi” di autodifesa che normalmente sarebbero bene alzati – il dubbio, il senso critico, tutte le armi razionali che ci fanno diffidare in maniera sana da un’informazione non verificata – si abbassano per quel tanto di tempo sufficiente a farci condividere e rilanciare senza riflettere.
In che modo è possibile riconoscere le fake news?
Ci sono molte strategie, dalle più semplici alle più tecniche. I titoli “urlati”, gli errori grossolani di ortografia e grammatica, un uso smodato delle maiuscole, le foto “ritoccate” sono tutte spie d’allarme. E’ bene tenere d’occhio l’URL (cioè l’indirizzo) del sito: a volte i bufalari giocano su assonanze e modifiche dei nomi di testate ufficiali – come nel caso stranoto del Fatto QuotiDAINO – per giocare sulla nostra tendenza a condividere senza neanche cliccare sul link, che una volta aperto si sarebbe invece svelato per ciò che è, non una testata nazionale ma un sito acchiappa-click che si spaccia per quotidiano di informazione. Ci sono poi gli articoli che riportano dati, sondaggi e commenti senza riferirne le fonti, mentre una delle regole del buon giornalismo sarebbe proprio quella di rendere sempre chiaro quali siano i riferimenti da cui provengono le notizie o le analisi. E nel caso delle fonti, è anche opportuno controllare che siano ciò che dicono di essere, e che dietro a quel titolo di professore o di esperto ci sia effettivamente una persona qualificata per esprimersi su un dato argomento (e non un finto esperto, laureato in una università inesistente…).
Quali i rischi e come difendersi?
Una premessa: la Rete, non dimentichiamocelo, è una grande risorsa. Il suo avvento ha ampliato in maniera incredibile gli orizzonti della nostra conoscenza. Ma è sempre più necessario sviluppare gli strumenti che ci possono rendere capaci di utilizzarla al meglio. Utilizzare il nostro spirito critico, tenerlo in addestramento, affinarlo, è lo strumento migliore per difenderci da chi vuole utilizzare il Web per manipolare le nostre opinioni, per allontanarci dalla pratica quotidiana dei nostri diritti di cittadini, per trasformare le nostre società democratiche basate sul dialogo in luoghi di scontro e lite perenne tra fazioni inconciliabili tra loro.
È possibile educare i giovani ad un uso consapevole del web?
Non solo è possibile, è necessario. Perché la scuola è il momento in cui, forse per l’ultima volta nella vita, ci troviamo tutti riuniti e messi nella condizione di poter ragionare insieme sul mondo che ci circonda. È il luogo perfetto in cui lavorare, insieme, su un approccio critico all’informazione. E le ragazze e i ragazzi non hanno voglia di essere fregati, non hanno bisogno di sentirsi dire da qualcuno come pensarla, non amano un approccio paternalistico che li indirizzi verso ciò che altri ritengono sia “vero” o “falso”. Quello di cui hanno bisogno è di confrontarsi con interlocutori che non abbiano paura di raccontare rischi e potenzialità di uno strumento – la Rete – che è ormai entrato a far parte del nostro quotidiano, senza demonizzarlo né esaltarlo, ma semplicemente spiegando come possiamo usarlo nel modo migliore per diventare cittadini indipendenti, responsabili, critici.
Prof.ssa Marta Immacolata Chirico