Cos'è
Care Colleghe e cari Colleghi
c’è un termine che quest’anno mi piacerebbe sottolineare e condividere con tutti voi, in questa giornata del lavoro. La parola è dignità. Stiamo vivendo un tempo “emergenziale”, dove l’uso di questo termine viene spesso associata alla nostra condizione di cittadini.
dignità / diɲɲiˈta*/ o †dignitàde, †dignitàte, †degnità
[vc. dotta, lat. dignitāte(m), da dĭgnus ‘degno’ ☼ sec. XII]. s. f. inv.
1 Stato o condizione di chi (o di ciò che), per qualità intrinseche o per meriti acquisiti, è o si rende meritevole del massimo rispetto: la dignità della persona umana; la dignità del nome, dell’abito talare, della famiglia, della nazione; gli uomini nascono uguali in dignità e diritti; tutelare la dignità del lavoro.
Da: N. Zingarelli, Vocabolario della Lingua Italiana, Zanichelli, 2012.
L’episodio che ha ispirato la data nella quale attualmente, in molti Paesi del mondo, si celebra la Festa del lavoro (o dei lavoratori), avvenne negli Usa, a Chicago il 1° maggio del 1886. Quel giorno era stato indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti con il quale gli operai rivendicavano migliori e più umane condizioni di lavoro: a metà Ottocento non era raro che si lavorasse anche 16 ore al giorno, la “sicurezza” non era neppure contemplata e i morti sul lavoro erano cosa di tutti i giorni. La protesta andò avanti per tre giorni e il 4 maggio culminò con una e propria vera battaglia tra i lavoratori in sciopero e la polizia di Chicago: undici persone persero la vita in quello che sarebbe passato alla storia come il massacro di Haymarket.
Nella scelta della data si tenne conto proprio degli episodi di Chicago del 1886 e si decise di celebrare il lavoro e i lavoratori il Primo Maggio.
L’iniziativa divenne un simbolo delle rivendicazioni operaie, di lavoratori che in quegli anni lottavano per conquistare diritti e condizioni di lavoro migliori. Varcò i confini di molti paesi in tutto il mondo e, nonostante la risposta repressiva di molti governi, la manifestazione del 1° maggio, divenne simbolo di dignità umana e sociale, per il mondo del lavoro.
La dignità del lavoro è un diritto fondamentale, fondante di qualsiasi società (civile), e addirittura più importante di essa. Fa parte delle libertà e dei diritti fondamentali dell’uomo, ed è un diritto enunciato all’articolo 23 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
La Costituzione della Repubblica affronta il tema del lavoro essenzialmente nella prima parte (princìpi generali: artt. 1, 2, 3 e 4) e nel titolo III (rapporti economici, artt. 35-40 e 46), oltre a contenere alcuni riferimenti distribuiti in altri articoli. Il fatto che questo argomento sia stato affrontato con notevole ampiezza nell’atto di nascita del nuovo Stato costituisce di certo un evento di grande rilievo, ma l’elemento di vera e profonda novità è costituito dalla solenne dichiarazione di apertura della Carta costituzionale (art. 1, 1° comma), che pone il lavoro alla base dell’ordinamento democratico, quale fondamento di esso.
La dimensione sociale e il valore del lavoro vengono esaltati come strumenti privilegiati di affermazione della dignità individuale, in funzione della crescita materiale e culturale della collettività.
Oggi noi sappiamo che difendere e ampliare i diritti sociali e del lavoro, renderli esigibili per tutti, è sempre più difficile dovendo contrastare tante e forti spinte opposte. Una globalizzazione senza regole spinge permanentemente al ribasso costi, tutele e protezioni nelle parti più avanzate del pianeta; una logica assoluta di profitto tende a considerare il lavoro e i lavoratori sempre più come un oggetto e non invece anche come un soggetto, come una persona.
Senza scomodare illustri personaggi del pensiero materialista (a me caro), mi permetto di segnalare l’interesse e l’importanza che Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco, ha dedicato al tema della dignità del lavoro, fin dall’inizio del suo pontificato.
La Cattedra di Pietro.
Il lavoro è sempre stato considerato da Bergoglio una priorità assoluta. Lo è stato, fin dall’inizio del pontificato, come mostra l’Evangelii gaudium (24 novembre 2013) e le sue pagine dedicate a tratteggiare la condizione della maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo, alle prese con una quotidiana precarietà le cui conseguenze funeste alimentano la “globalizzazione dell’indifferenza” e producono la “cultura dello scarto”. Nell’enciclica si legge: “Grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. Si considera l’essere umano in sè stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa”.
E ancora, sempre nell’Evangelii gaudium, troviamo: “Dà fastidio che si parli di difendere i posti di lavoro, dà fastidio che si parli della dignità dei deboli” (…) La comoda indifferenza di fronte a queste questioni svuota la nostra vita e le nostre parole di ogni significato. La vocazione di un imprenditore è un nobile lavoro, sempre che si lasci interrogare da un significato più ampio della vita; questo gli permette di servire veramente il bene comune, con il suo sforzo di moltiplicare e rendere più accessibili per tutti i beni di questo mondo”. Il lavoro è una priorità umana”. E aggiungeva in merito al lavoro di imprenditore: “Il vero imprenditore conosce i suoi lavoratori, perché lavora accanto a loro, lavora con loro. Non dimentichiamo che l’imprenditore dev’essere prima di tutto un lavoratore. Se lui non ha questa esperienza della dignità del lavoro, non sarà un buon imprenditore”.
Nelle ultime settimane in Italia e in Europa si è affacciata con prepotenza la questione economica legata alla pandemia in corso, e si sono moltiplicate le prese di posizione relative a come questa dovrebbe essere affrontata. Pur in una situazione in continua evoluzione, proviamo a mettere al centro di tutto, in questa importante giornata, una sola parola: Dignità. La dignità del lavoro!.
(…) “Una ripresa congiunturale, senza minore disoccupazione, è una mera indicazione statistica priva di ogni valido interesse.” Federico Caffè.
UN BUON PRIMO MAGGIO A TUTTE E A TUTTI!
Prof. Stefano Di Vetta
Anche in questa occasione, non ci saranno le piazze. Per chi vorrà esserci, comunque: