Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

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Lunedì 25 novembre è una data importante.

Dal 1999 ricorre, infatti, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

https://www.un.org/en/events/endviolenceday/

Una data scelta per ricordare il terribile assassinio delle tre sorelle Mirabal avvenuto durante il regime domenicano di Rafael Leonidas Trujillo nel 1960.

http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/sorelle-mirabal/

Nessuno, a parole, sarebbe in grado di tollerare la benché minima violenza contro la propria madre, sorella o compagna. Eppure…

Ad ascoltare e leggere i dati che vengono riferiti in questi giorni, c’è veramente da restare allibiti e preoccupati nel constatare come questo fenomeno continui a crescere, nonostante la consapevolezza e lo stigma sociale che porta con sé.

La violenza fisica e morale contro le donne si manifesta anche in fenomeni che crediamo lontani, mentre si nascondono a pochi passi dalle nostre case, come quello delle “spose-bambine”.

https://www.21luglio.org/non-leta-matrimoni-precoci-nelle-baraccopoli-della-citta-roma/

Oppure, nelle ingiustificabili ingiustizie nella retribuzione.

https://www.repubblica.it/economia/2018/01/20/news/onu_le_donne_guadagnano_il_23_meno_degli_uomini_il_piu_grande_furto_della_storia_-186889531/

Come anche nell’utilizzo di un linguaggio che ci abitua al disprezzo.

https://www.youtube.com/watch?v=4WjhLSkXqTk

Da alcuni anni c’è l’uso di indossare un nastro rosso per esprimere la propria partecipazione ideale ai valori espressi da questa giornata.

Nell’invitare tutti e ciascuno a questo gesto, vorrei che potessimo farlo solo dopo aver realizzato alcuni gesti concreti, come per esempio, la cancellazione dei tanti insulti con connotazione sessista che affidiamo con superficialità alla rete o il dono di una parola di riparazione verso le donne (amiche, madri, sorelle, insegnanti, colleghe) che, forse senza rendercene pienamente conto, (mal)trattiamo con l’aggressività tipica del “maschile”.

Se desideriamo che questa giornata possa diventare un giorno “inutile”, possiamo iniziare a educarci reciprocamente a (bene)dire le custodi della Vita.

DS Francesco Rovida

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